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PHILIP K. DICK I SIMULACRI (The Simulacra, 1964) CAPITOLO PRIMO Il memo interno, alla Electronical Musical Enterprise, spaventò Nat Flieger e lui non riuscì a spiegarsi il perché. In fondo trattava quella che si presentava come un'opportunità da non lasciarsi sfuggire: il famoso pianista sovietico Richard Kongrosian, uno psicocinetico che suonava Brahms e Schumann senza toccare fisicamente la tastiera con le mani, era stato localizzato nella sua residenza estiva di Jenner, in California. E con un po' fortuna Kongrosian sarebbe stato disponibile per una serie di sedute di registrazione alla EME. Eppure... Forse, rifletté Flieger, erano le foreste umide e tetre della parte costiera più settentrionale della California, che gli ripugnavano; lui preferiva la regione asciutta del sud, dalle parti di Tijuana, dove la EME aveva la sua sede centrale. Ma Kongrosian, stando a quello che diceva il memo, non aveva nessuna intenzione di lasciare la sua residenza estiva; si era chiuso in una specie di isolamento, forse a causa di ignoti problemi familiari. Si parlava di qualche drammatico avvenimento che riguardava sua moglie o suo figlio. Tutto questo, faceva capire il memo, era avvenuto diversi anni prima. Erano le nove del mattino. Nat Flieger versò pensosamente dell'acqua in una tazza e la somministrò al protoplasma vivente incorporato nell'impianto di registrazione Ampek F-a2 che teneva in ufficio. La forma di vita ganimediana non provava dolore e non aveva ancora avuto nulla da ridire per essere divenuta parte di un sistema elettronico... era un essere primitivo, dal punto di vista neurologico, ma come ricevitore audio era impareggiabile. L'acqua filtrò attraverso le membrane dell'Ampek F-a2 e venne assorbita con gratitudine; i condotti del sistema vivente pulsarono. Potrei portarti con me, pensò Flieger. L'F-a2 era portatile e lui preferiva la sua forma curva ad impianti più recenti e più sofisticati. Flieger si accese un Delicado, andò verso la finestra dell'ufficio e attivò l'interruttore che apriva le tapparelle: la calda luce del sole messicano inondò la stanza e Flieger sbatté le palpebre. L'F-a2 entrò in uno stato di grande attività e poi, sfruttando l'acqua e la luce del sole, stimolò i propri processi metabolici. Flieger lo os- servò come faceva sempre, ma con la mente ancora fissa sul memo. Prese di nuovo il memo, lo strinse, e quello si mise a pigolare, «...questa opportunità costituisce per la EME una grande sfida, Nat. Kongrosian si rifiuta di esibirsi in pubblico, ma noi abbiamo un contratto attraverso il nostro corrispondente di Berlino, l'Art-Cor, e legalmente possiamo costringerlo ad incidere per noi... almeno se riusciamo a tenerlo fermo per il tempo sufficiente. Eh, Nat?» «Sì,» disse Nat Flieger, annuendo distrattamente, in risposta alla voce di Leo Dondoldo. Perché il famoso pianista sovietico aveva acquistato una residenza estiva nel nord della California? Già quello era un gesto radicale, visto con sospetto dal governo centrale di Varsavia. E se Kongrosian era capace di sfidare gli ukase della suprema autorità comunista, non c'era da illudersi che si spaventasse di fronte ad una prova di forza con la EME; Kongrosian, ormai oltre la sessantina, era un vero e proprio professionista nell'ignorare le ramificazioni legali della vita sociale contemporanea, sia nei paesi comunisti che negli USEA1. Come molti artisti, Kongrosian se ne stava per fatti suoi, in qualche modo a mezza strada tra le due realtà sociali imperanti. Un avvenimento del genere richiedeva una adeguata campagna pubblicitaria. Come sanno tutti, il pubblico ha la memoria corta; bisognava ricordargli a viva forza l'esistenza di Kongrosian e le sue capacità musicali cum psioniche. Ma questo era un aspetto che la sezione pubblicitaria della EME poteva gestire senza problemi; in fondo erano riusciti a lanciare molti sconosciuti e Kongrosian, malgrado il suo temporaneo eclissam