Diario Di Un Seduttore

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Nel Diario di un seduttore, pubblicato per la prima volta nel 1843 all'interno dell'opera Aut Aut, il filosofo danese Soren A. Kierkegaard espone sotto forma di romanzo epistolare alcuni aspetti del suo pensiero filosofico, mettendo in scena l'astuto ed elegante gioco estetico del seduttore, che conquista la sua preda incantandola con le armi dello spirito. Johannes, il seduttore, è una figura demoniaca, che arriva a possedere la donna, Cordelia, rapita dalla musica ammaliante della sua arte, per poi abbandonarla in una logorante disperazione. Perché il vero seduttore esaurisce il proprio piacere nell'attimo della conquista e postula ogni volta un nuovo oggetto di desiderio.

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A C Q U A R E L L I Søren A. Kierkegaard DIARIO DEL SEDUTTORE Traduzione e presentazione di Alessandro Quattrone Titolo originale: Forforerens Dagbog [La presente traduzione è stata effettuata sull’edizione in lingua tedesca dell’opera di Kierkegaard dal titolo Tagebuch des Verführers.] www.giunti.it © 1995, 2008 Giunti Editore S.p.A. Via Bolognese 165 - 50139 Firenze - Italia Via Dante 4 - 20121 Milano - Italia Prima edizione digitale: 2010 ISBN 9788844038861 Edizione elettronica realizzata da Simplicissimus Book Farm srl Introduzione Un seduttore tra realtà e sogno Un uomo si aggira per le strade di Copenhagen. È un osservatore tutto particolare. Il mondo è uno spettacolo, per lui. Guarda, fantastica, specula, sempre in cerca di un’occasione, anche minima, di godimento estetico. Le donne che si accorgono di esserne preda rimangono turbate: perché nulla è successo, eppure tutto è successo. Un’occhiata, un saluto, poche parole: la maggior parte delle volte niente di più. Ma una misteriosa inquietudine, un formidabile miscuglio di illusione, dubbio e coscienza le agita. Quello sconosciuto, così concreto nelle sue apparizioni di spettro tranquillo, di entità superiore e ironica, ha agito su di loro in un modo subdolo, nello stesso tempo semplice e raffinato. È bastato uno sguardo, o un gesto, o un breve colloquio. La loro anima se n’è andata, per un istante, per un’ora. È così che Johannes vaga sulla terra, come un rapinatore apparentemente innocente, privilegiato: è uno che sottrae bellezza al mondo, per restituirgliela rielaborata, godendone ora con l’immaginazione ora con l’intelletto. L’estetica è il suo nutrimento, insomma, e nient’altro per lui esiste davvero oltre questa dimensione. Anche l’erotico è compreso in essa: la sostanzia, la illumina, la infiamma dal di dentro, per non lasciarla al freddo trionfo dei suoi morbosi teoremi. Infatti egli rischia sempre di restare impigliato nella rete che lui stesso ha predisposto, quella rete con cui ha sognato di catturare l’attimo supremo, fugace, grazie al suo arbitrio di intellettuale onnipotente. La sua identità è ben distinta da quella dei volgari seduttori, capaci solo di consumare materialmente l’oggetto dei propri desideri. La loro superficialità, la loro sensualità, il loro filisteismo non possono minimamente essere accostati alla finezza della sua attività spirituale. Il volgare seduttore è uno stereotipo che si serve di vittime altrettanto stereotipate. L’esteta invece è originale, ambizioso. Non vuole tanto “conquistare”, quanto ricevere un “libero” dono d’amore da parte della donna. La sua strategia, quando non mira al godimento immediato, consiste appunto nell’operare con pazienza e sottigliezza sull’anima dell’amata, perché ella giunga a sentirsi libera, e liberamente gli si offra, sacrificando nell’istante supremo la sua stessa libertà: siamo al limite del plagio, ma il limite non è superato. Il seduttore insinua, suggerisce, stimola, agisce spiritualmente, eppure non occupa lo spirito della sua innocente complice. Cordelia, la donna in questione, è l’esempio perfetto dell’efficacia progettuale ed esecutiva di q