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Letteratura e Cinema Il Remake
a cura di
G. Elisa Bussi e Delia Chiaro
Presentazione
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Rosa Maria Bollettieri Bosinelli
Presentazione
Fare e disfare c’è sempre da imparare, dice un vecchio adagio popolare. Leggermente parafrasato (fare e rifare) potrebbe essere il titolo del presente volume, se non suonasse troppo irriverente per le raffinate analisi che esso ci offre. La raccolta che mi accingo a presentare, infatti, consiste di una serie di riflessioni e approfondimenti sul remake nel cinema, visto da varie angolature e documentato da una affascinante ricchezza di esempi, che illustrano come, nel tempo, le storie iscritte nella memoria collettiva sono state ri-raccontate da vari registi o, a volte, dallo stesso regista in una sorta di sfida con se stesso. Ciò che emerge è che il remake non riguarda solo l’industria del cinema, che sfrutta vecchi successi e li ripropone in confezione mutata, ma anche l’arte del cinema in generale e, vorrei aggiungere, l’arte della traduzione (ma senza cadere nella tentazione di assimilare al remake la rilettura che Joyce, ad esempio, dà, dell’Ulisse omerico). La collocazione del volume nella collana “Cinema e traduzione”, di cui costituisce il quinto titolo, è quindi più che appropriata. Si continua così un discorso iniziato con Letteratura e cinema: La trasposizione (a cura di Bussi e Salmon, 1996), dove il concetto di trasposizione veniva studiato nel passaggio da un genere (il romanzo) a un altro (il film), secondo un processo di traduzione intersemiotica (Jakobson, 1959). 1 I saggi qui raccolti invece, discutono come all’interno dello stesso macro-genere (il cinema) si attualizzino i processi traduttivi del remake, nelle varie accezioni che Bussi ben sintetizza nella sua introduzione e che i diversi autori sviluppano nei loro saggi. Potremmo quindi vedere il presente contributo come un allargamento al film del concetto di traduzione come ri-scrittura, 1 Roman Jakobson, “On Linguistic Aspects of Translation”, in R.Brower (Ed.), On Translation, 1959, 232-239. (Tr. it. “Aspetti linguistici della traduzione”. Saggi di linguistica generale. Milano: Feltrinelli, 1966, 56-64.
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secondo l’approccio teorico-descrittivo ai “Translation Studies” che André Lefevere (1992) 2 applica alla letteratura. O forse dovremmo parlare di una ri-lettura nel tempo di una stessa storia, che viene ri-presentata non solo con tecniche diverse (dal bianco e nero al colore, per fare un esempio), ma con passaggi di genere (per es. dal dramma alla commedia), spostamenti di luogo e di tempo, re-invenzioni di voci e di caratteri, manipolazioni di ogni genere che inducono a chiedersi se la storia è la ‘stessa’ o è diventata qualcosa di sostanzialmente diverso da una variazione sul tema. E come sempre più oggi quell’area dei “Translation Studies” che si occupa di traduzione multimediale mette in discussione il concetto di testo ‘originale’ di partenza – divenuto instabile, mutevole, sfuggente e continuamente modificabile (come nel caso dei testi elettronici) – e di testo d’arrivo (anch’esso continuamente aggiornabile su supporto elettronico), così il cinema, con la pratica del remake, al di là dell’omaggio ai grandi autori, mostra spesso una disinvolta noncuranza verso qualsiasi forma di ‘fedeltà’ a un originale, di cui spesso si perdono le tracce. Ma queste tracce vengono inseguite con puntigliosa precisione nei diversi articoli, con analisi, commenti e confronti inter- e intra-testuali, che rinverdiscono la memoria di film amati e fatti rivivere anche attraverso i loro rifacimenti più o meno innovativi. Mentre gli altri volumi della collana privilegiano per lo più la dimensione sincronica delle trasposizioni interlinguistiche e interculturali, come, fra l’altro, il doppiaggio e il sottotitolaggio, lo sguardo sui miti