Semana Trágica

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La Semana Trágica de Buenos Aires (1919) disegnata da Rodolfo Fucile racconta la sanguinosa repressione del governo argentino all'indomani della fine del primo conflitto mondiale.

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SEMANA T RAG ICA DISEGNI DI Rodolfo Fucile SEMANA T KA'S ICA Disegni di Rodolfo F ucile Tradotto da F. Revisionato da V. ed E. Gennaio 2018 Sopra La Semana Tragica del 1919 Gli operai delle Officine Vasena reclamavano cose semplici, come giornate da otto ore, aumenti dal 20% al 40% a seconda della sezione, soppressione del lavoro a cottimo e riassunzione dei licenziati. Il presidente Hipolito Yrigoyen mise le Forze Armate al servizio del Capitale e rispose con una brutale repres­ sione: ci furono migliaia di detenuti, feriti, deportati, scomparsi e più di sette­ cento assassinati in una sola settimana di protesta. Nessun ufficiale né funzionario fu giudicato. Come se non bastasse, più tardi Yrigoyen ordinerà le fucilazioni di millecinquecento contadini rurali in Patago­ nia e la repressione dei taglialegna de La Forestal, facendo altri duecento morti. Non ci sono dubbi che, al di là della sua impronta “nazionale e popolare”, il caudillo fu un precursore del Terrorimo di Stato in Argentina. Ma la repressio­ ne esercitata dal governo nazionale ebbe anche l’aiuto di gruppi civili. Alcuni di loro erano composti da militanti della UCR (le “guardias civicas radicales”) e altri da giovani delle famiglie borghesi - che fornirono armi, veicoli e suppor­ to logistico. Questi gruppi parastatali, come la Liga Patriótica Argentina e le Guardias Blancas, cacciavano gli “elementi disgreganti della nazionalità”. Oltre a perseguitare gli operai anarchici, si accanivano specialmente contro la comunità russa e contro chi aveva un “aspetto giudeo”. Irrompevano nelle case e nei negozi e torturavano giovani e anziani. Va fatto notare che queste bande agivano in combutta con le forze statali, avendo libertà di azione anche all’interno dei commissariati e degli edifìci pub­ blici. Uno dei dati più scioccanti e premonitori è il numero delle persone scomparse: in una sola settimana se ne contavano 55, dei quali 33 erano minori. Nel libro “Dias Rojos, verano negro” di Horacio Ricardo Silva, si cita un cronista dell’epoca: «Q ueste persone non si sono perse né allontanate.. .Che succede? La polizia conosce i nomi di tutte le persone che ha seppellito? Si è proceduto a identificare tutti i cadaveri? Perché non si pubblica questa lista? È necessario risolvere questa situazione che oltre tutto preoccupa molta gente con la storia che queste “sparizioni” sono definitive». Quanto suonano familiari queste parole a chi di noi vive da vicino la lotta per la “Memoria Verdad y Justicia”. Quanto sono ancora attuali queste domande, che si ripetono anno dopo anno, in dittatura o in democrazia perché, con maggiore o minore intensità, lo Stato continua ad uccidere e nascondere. Penso che la Settimana Tragica (ricordata dall’anarchismo come la Settimana di Gennaio) dovrebbe chiamarsi in un altro modo che renda chiare le responsa­ bilità: “Massacro Operaio” o “Settimana di lotta e repressione” sarebbero nomi più appropriati. Invece è entrato in uso il nome scelto dalla classe dominante. In questo episodio occulto della nostra storia troviamo elementi di attualità: ri­ chieste sindacali, focolai di nazionalismo e xenofobia, persecuzione dell’attivismo di sinistra e un governo di conciliazione delle classi che, sotto la pressione dei padroni, rende evidente la funzione dello Stato: garantire l’ordine diseguale con qualunque mezzo. Se le negoziazioni e la cooptazione non danno risultati, ricorrerà al Terrorismo di Stato al fine di disciplinare le classi popolari e raggiungere la menzionata Pace Sociale. Ma questa data ci ricorda anche altri pochi ingredienti che ogni tanto rinasco­ no: la solidarietà, l’appoggio mutu