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Prolegomeni per la scienza Dialogica
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II Dedicato a mamma Rosa e papà Nereo, non solo in quanto abbiamo scritto insieme le ultime (le prime) pagine... 3 Autore: Gian Piero Turchi titolo: DATI SENZA NUMERI per una metodologia di analisi dei dati informatizzati testuali: M.A.D.I.T. Monduzzi editore 4 5 Indice Premessa pag. 9 Introduzione pag. 23 CAPITOLO 1 Il linguaggio come fondamento delle scienze discorsive pag. 29 1.1 Prolegomeni per una fondazione delle scienze pag. 30 1.2 Scienza e livelli di realismo pag. 31 1.3 Senso scientifico e senso comune pag. 38 1.4 Il linguaggio pag. 43 1.5 Metodologia nell’ambito delle scienze –logos pag. 58 1.6 Il linguaggio come aspetto fondativo della dicotomia metodologia discorsiva versus metodologia nomotetica pag.72 CAPITOLO 2 La metodologia M.A.D.I.T. pag. 85 2.1 M.A.D.I.T. per la ricerca/intervento pag. 87 6 2.2 M.A.D.I.T. per la Teoria dell’Identità dialogica pag. 118 2.3 La denominazione dei repertori discorsivi attraverso Taltac2 pag. 143 2.4 Considerazioni conclusive pag. 153 CAPITOLO 3 Prospettive e campi di applicazione di M.A.D.I.T. pag. 157 3.1 Esemplificazione dei possibili campi di applicazione di M.A.D.I.T. pag. 159 BIBLIOGRAFIA APPENDICE: la tavola periodica dei repertori discorsivi 7 8 PREMESSA Prolegomeni per una futura (e forse necessaria) scienza dialogica Per quanto il dibattito nella comunità degli addetti ai lavori, e dunque soprattutto degli epistemologi, sullo statuto scientifico dei diversi apparati conoscitivi di cui disponiamo, sia attualmente in corso e tutt’altro che conclusivo, una certa parte della stessa comunità, utilizzando dei criteri niente affatto espliciti, cade costantemente nella tentazione di creare dei surrogati di categorizzazione che divengono poi delle tassonomie nell’ambito delle classificazioni stesse. Questo stato di cose, oltre a creare delle dicotomie del tutto prive di fondamento (scienze della natura e scienze sociali, scienze esatte e scienze umane, solo per fare degli esempi), ha posto gli stessi ricercatori su piani di valore differenti. Si sono generate infatti delle forme di controllo interno alla comunità scientifica che non hanno nulla a che fare con lo spirito di costante interrogazione, di perdurante tensione verso il dibattito sulla validità e l’appropriatezza delle proprie dissertazioni (basti pensare che ancora oggi la conclusione del curriculum studiorum di un laureando termina con la “discussione della tesi di laurea”, non con l’”attestazione della tesi di laurea”). Alcuni storici della scienza individuano quanto 9 descritto nella dinamica tra periodi di scienza normale e periodi di scienza speciale. Ossia, un certo modo di conoscere e di procedere, storicamente situato, diviene il riferimento normativo a cui tutta la comunità scientifica tenta di uniformarsi. Ma, dal momento che si tratta di scienza (di conoscenza formalizzata attraverso un linguaggio formale od ordinario che sia), e dunque di un processo diacronico che risulta in costante e continuo cambiamento (come il metabolismo cellulare, facendo ricorso ad una metafora tratta dalla biologia) e non certo un meccanismo che può essere interrotto o che si può interrompere (che si può rompere; vedi anche oltre), non ci può essere nulla di “normale” e nulla di “speciale”: si tratta di un percorso, di un fluire. Il percorso della conoscenza non può dunque, per quanto gli uomini tentino, essere interrotto o reso un atto burocratico di “pesa” del prodotto scientifico. La storia della scienza (e si potrà dire, non soltanto questa), è costellata di momenti di passaggio da una scienza normale a una scienza speciale che poi diviene a sua volt